MILANO

LETTERA DI GIOVANNI ANTONIO QUATTROCCHIO
AL SIGNORE DI MILANO FILIPPO MARIA VISCONTI. (1402-1447)
COMMISIONE ESEGUITA L' 8 MARZO 1412

Giovanni Antonio Quattrocchio supplica l'illustrissimo Principe di riconoscere il giuramento di Dionisio de P..... ex Nunzio Apostolico, in merito ad una testimonianza portata con una relazione, riferita all'esistenza di certe lettere ducali datate 26 gennaio che egli avrebbe visto e che contenevano, come lui stesso dice, l'estensione del perdono a un servo di Giacomo Romano prevosto di S. Antonino, il quale, come si evince dagli atti del processo a suo carico, risulta essere un traditore tra i fedelissimi servi.
Giovanni Antonio Quattrocchio supplica dunque il Principe di richiedere a detto Dionisio il giuramento verbale circa quanto sostiene nella relazione e chiede ancora di ordinare che il contenuto di quelle lettere ducali sia, per conseguenza, ottemperato, nonostante ordini contrari.

(Ringrazio il Signor Carlo Quattrocchio di Milano, caro amico di mio padre Gildo, con cui ha condiviso l'amore per la ricerca storica, che ha reperito questo documento e le notizie della località Quattrocchio (Coli), di Felice Quattrocchi di Mantova, del tenente Ottavio Quattrocchi di Castelfranco Emilia e dei patrioti Stanislao Quattrocchi di Roma e Gaetano Quattrocchi di Palermo.)

 

Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura - Università di Roma. Istituto di storia dell'architettura - 1995
... proposito nell'archivio della famiglia presso l'Archivio di Stato di Milano.
Su questo filone principale si innesta in modo organico la presenza dei Pio di Savoia e in modo più contenuto quella dei Crivelli e dei Quattrocchi.

FRAMMENTO TRATTO DALLA BIBLIOTECA CIVICA DI PADOVA

155. De vita religiose per exempla instituenda, in:Exempla virtutum et vitiorum, atque etiam aliarum rerum maxime memorabilium… (pp.1176-1442)Basileae, 1555.I.3521.Sul front.: note di possesso di mano diversa del sec. XVII, in testa "A. [D.] Petri Quattrocchi donum", accanto alla marca tipografica "Est conventus p.p. Reformatorum Sancti Caroli Paduae”, in calce nota di possesso cancellata con righi a penna “Ex libris Scipionis …”156. GiudittaMilano /Hefti,2001.

RACCOLTA D'AUTORI CHE TRATTANO DEL MOTO DELLE ACQUE DEL PO - 1768

..così sono molti Chiaviconi , di straordinaria grandezza, lungi il Pò e segnatamente quelli colà sul Mantovano, che verso la foce dell'Oglio scolano il Cremonese, oltre delle ad essi più vicine ed aggiacenti Campagne . Notabile fra questi Chiaviconi è quello detto de i Quattrocchi o Guglielmina, formato con una squisita Architettura, e di una grandezza rimarcabile; si porranno alcune misure di tal fabbrica perché si possa concepire la di lei mole, e queste rilevatesi nella Visita generale del 1719, di cui altrove si è fatta menzione. L'altezza degli archi degli occhi fu trovata dalla soglia piedi 11. 2. 6 di misura di Bologna, la lunghezza intiera della fabbrica piedi 77 e mezzo , la lunghezza delle trombe o volti sotto dei quali discorre l'acqua piedi 45 , largo ciascun occhio piedi 5 , la larghezza del prospetto di tutti e quattro gli archi piedi 30 contigua ad essi archi, ma presa nell' ultimo lembo superiore piedi 33 , e nell'ultimo inferiore piedi 36 e mezzo.

Alla Chiavica di Quattrocchi dirimpetto alla terra di Ariano piedi cinque, once nove, e minuti due. Alla cala di Carlo Antonio Nicolai once otto..

MANTOVA

Mantova, Archivio di Stato - Archivio Gonzaga

Gerolamo Quattrocchio PENNACCHIARO risulta tra gli Artefici Spesati della Corte di Mantova.

 

Il Duca di Mantova a Cesare d'Este: «Vostra Eccellenza si può promettere... » Abstrct : Il Duca di Mantova assicura della bontà della raccomandazione fattagli da Cesare d'Este per Quattrocchi Pennacchiaro. Provenienza: Modena, Archivio di Stato - Archivio Segreto Estense - Segnatura Originaria: - Canc. Duc., Cart. Principi, Mn, b. 1189, 2 cc. n.n. Note: Cfr.doc C375, P126 per le vicende del Quattrocchi divenuto Pennacchiaro del Duca. Chiave: Pennacchiaro Comici: - Persone notevoli: Duca di Mantova, Cesare d'Este, [Gerolamo] Quattrocchi. Luogo: Mantova - Data inizio: 26/6/1590 - Data fine: N/D. Categorie: 4.1.7 Costumi e oggetti di scena

Definizione: Pagamento - Luogo: Mantova - Data inizio: 1/1/1587 - Data fine: 31/12/1591 - Categorie: - 4.1.7 Costumi e oggetti di scena - 4.3.3 Compensi e Guadagni. - Pagati, da parte di Aurelio Pomponazzi per conto del Duca di Mantova, L 275 a Girolamo Quattrocchio pennacchiaro per penne per Sua Altezza. Data inizio: 2/1/1593 - Data fine: N/D

Serie di corrispondenza: Venezia. Data: 1593/01/23. Mittente: Pomponazzi (Aurelio), Protonotario. Destinatario: (Petrozzani Tullio, Monsignore Primicerio, Consigliere Ducale) . Argomenti: Informazione Mercato Oggetti: categoria: Gioielli oggetto: gioia categoria: Materiali oggetto: smeraldo categoria: Materiali oggetto: lapislazzuli categoria: Arredi oggetto: scrittoio specifica: scrittoio con lapislazzuli Personaggi: Gonzaga Vincenzo I, duca di Mantova Quattrocchio Girolamo, pennacchiaro ducale Lercaro Francesco, signore Otti (famiglia). Prati Glossario: voce: scrittorio: descrizione: scrittoio (Battaglia scrittoio, scrittorio). Voce: lazzuli: descrizione: lapislazzuli (Battaglia lapislazzuli).Voce: pennacchiaro: descrizione: artigiano specializzato nella lavorazione di penne e piume di volatili (Ferrari pennacchiario).Regesto: Segnalazione di uno Scrittoio con Lapislazzuli; mostra degli Smeraldi di sua Altezza; sollecito per il pagamento di un "Pennacchiaro"; negozio delle gioie del Lercaro.
Fonte: un Hebreo(1) m'ha fatto veder un scrittorio dove sono pezzi di lazzuli della grandezza della carta ovata che sarà con questa, et una tavola simile al scrittorio, che per mio giuditio è cosa bella per la grandezza dei pezzi. Fu fatta per mandar al turco, et dall'annessa lettera d'esso hebreo sua Altezza(2) potrà intender meglio li particolari, ch'io n'avviso ad ogni buon fine. Li signori Otti hanno voluto ch'io faccia riveder li suoi smeraldi ad altri, di che li ho compiacciuti et quasi universalmente ricavo che sono gioie belle et buone, di prezzo, ma che non se ne trovarà danaro a venderle. Il pennacchiaro che diede la robba al Quattrocchio(3) insta alcuni giorni sono per essere pagato et io non so che dirgli, perché s'aspettava risposta da esso Quattrocchio della mente di sua altezza, et il debito è de ducati 47 1/2. Il signor Francesco Lercaro sta aspettando che sua altezza lo favorisca nel modo che scrive con l'annessa, nel particolare delle sue gioie, le quali intendo che non vol vendere, poiché 'l contratto del feudo è andato a monte, dice egli per causa del signor Prato. L'ho incaminato a rittaccar la pratica, ma lo vedo lontano, sua altezza è prudentissima et sa quello che conviene al giusto et alla reputatione suadomani penso che sarò col signor Lercaro et vedrò di mover qualche pietra nel particolare del feudo, però come da me et seben non ho ordine da sua altezza, credo però che seria suo servitio ad haver sudditi di tal qualità (4)
Note: (1) David de Pomis; cfr. SERMIDI 2003, pp. 167-168, doc. 210.
(2) Vincenzo I Gonzaga.
(3) Girolamo Quattrocchio.
(4) Mantova, 27 gennaio 1593, Corte a Pomponazzi [Aurelio], ambasciatore: "...non pare a sua altezza di risolversi quanto al scrittorio da vostra signoria reverendissima scritto se non ne vede uno dissegno o ritratto così in schizzo..." (ASMn, AG, b. 2235).

Signorie - La Mantova dei Gonzaga

 

Alla ricerca del Santo Graal nelle Terre dei Gonzaga.

 

COMO - BELLAGIO

COROGRAFIA DELL'ITALIA -Pagina 517 -di Giovanni B. Rampoldi - 1834

QUATTROCCHIO , nome di luogo nella prov. di Como, dist. di Sangiovanni, presso Bellagio, in vicinanza alla riva orientale del Lago Lario. Il suo nome gli deriva da un elegante casino unito alla Villa Ciceri.

Alcuni fogli sparsi - di Giuseppe Parini - 1884

Qui la tradizione ce lo ricorda solito passare giorni di primavera nel Casino de' Quattrocchi, ora atterrato, e che faceva parte della elegante Villa dei Ciceri, degna in allora di essere ricordata dal Giovio tra le sontuose del luogo.

BERGAMO

CODICE DIPLOMATICO LOMBARDIA MEDIEVALE-SECOLI VIII-XII-( 1089 )

Area bergamasca > Bergamo, Pergamene aa. 1059 (?)-1100 >Biblioteca Civica -Fondo pergamene-Originale, 2426. Cit.: JARNUT, Bergamo, pp. 144, 192-193 nota 221; MENANT,Campagnes lombardes, pp. 186 nota 63, 190 nota 74. Le peculiarità paleografiche e di dettato consentono di attribuire il documento al notaio Lanfranco VII, non costituendo ragione dirimente la presenza delle forme condam invece di quondam e accepisse anziché accepissem. Malgrado la forma soggettiva la sottoscrizione di Arnaldus iudex è di mano del rogatario.
In Christi nomine. Anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi millesimo octuagesimo nono, | mense novembris, inditione tertiadecima. Constat me Petrum filium condam Celsonis, de civitate | Pergamo accepisse, sicuti et in presentia testium manifestus sum quod accepi a te Berlin | da filia condam Oddoni, de loco Iussianica, nora mea et sponsa Iohanni filii mei, argenti | denarios bonos libras duodecim, finito pretio sicut inter nos convenimus pro petia una de terra cam | piva iuris mei quam habere visus sum foris ipsa civitate ubi dicitur ad Teges; coheret ei: a mane | mihi reservo, a meridie Petri Calcanioli, a sera de Quattuor Oculis, a montibus rivus aque; et est | per mensuram iustam illa quam tibi dare videor tabule duocentum. Que autem suprascripta petia de terra campi | va sicut supra legitur cum superiore et inferiore seu cum fine et accessione sua in integrum a presenti die in | tua qui supra Berlinda nora mea et cui tu dederis tuique heredes persistat potestate iure proprietario | nomine habendum et faciendum exinde quicquid volueritis sine omni mea et heredum meorum contraditione. | Quidem spondeo atque promitto ego qui supra Petrus una cum meis heredibus tibi qui supra Berlinda et cui tu dederis | tuisque heredibus suprascriptam venditionem omni tempore ab omni contradicente homine defensare; et si defendere non po | tuerimus aut si contra hanc cartulam agere quesierimus, tunc suprascriptam venditionem vobis in duplum restitu | amus in eodem vel in consimili loco, quia sic inter nos convenimus. Actum suprascripta civitate Pergamo.
Signum: manus suprascripti Petri qui hanc cartulam fieri rogavit. Signum: manibus Petri et Leobardi seu Gaiti testes. + Arnaldus iudex interfui et subscripsi. -Lanfrancus notarius scripsi, postraditam complevi et dedi.

DIZIONARIO TOPOGRAFICO DEI COMUNI COMPRESI ENTRO I CONFINI NATURALI D'ITALIA
di Attilio Zuccagni-Orlandini - 1861

BERGAMO (Lomb.) Prov. di Bergamo; circond. di Bergamo; mand. di Bergamo. Il suo territorio più o meno montuoso ed alpestre, e pianeggiante nella sola parte meridionale è ciò nondimeno ricco di prodotti : di cereali cioè in gran copia, di vini, di legumi, di fieno, di castagne, di olj di oliva, di noce o di ravizzone : molto stimata è la seta e vi si escavano ferro ed altri metalli, marmi, e ligniti. Lucroso smercio vi si fa altresì di legname da costruzione e legna da ardere e di carbone. Nei pascoli montuosi trovano buon alimento numerose mandre caprine e pecorine, dando ottimi formaggi e lana in gran copia, convertita in panni nella manifattura del paese. Ai prodotti dell'agricoltura e dell'industria debbono aggiungersi quelli della caccia oltremodo abondante nel bergamasco. Rinomate sono le sue officine di ferro, le quali erano decadute da varj anni per la gran quantità che se ne portava dalla Carinzia, e dalla Stiria. Molte sono le officine di seteria e le cartiere, e rinomate le fabbriche di organi. L'origine di Bergamo è vetustissima, poiché risale al tempo degli Orobii, così chiamati dai greci montanari. L'antiquario Rota vuole Bergamo assai più antica di Roma, di Milano, di Cremona e di altre città: se non che recentemente il Rota vuole di Bergamo fondatori i galli dopo aver discacciati di là li etruschi. Certo è che due secoli prima dell'era volgare passò Bergamo sotto il dominio romano, e nel sec. IV i suoi abitanti abbracciarono il cristianesimo. La forte posizione di questa cittìà la rese esente dalla devastazione dei barbari ; poi i Longobardi ne fecero un Ducato, se non chè verso la fine del sec. IX Arnolfo Re di Germania scese in Italia a combattere Berengario, assediò Bergamo, e poi l'abbandonò al sacco delle sue feroci soldatesche selvagge. Nel successivo sec. X fu anche più orribilmente maltrattata dagli Ungheri e poi da Rodolfo di Borgogna, tutti competitori di Berengario: ciò produsse nei Bergamaschi quell'eccitamento d'amor patrio per cui furono dei primi a promuovere il governo municipale dei comuni, quindi presero parte alla famosa Lega lombarda che nel 1167 venne a costituirsi in Pontida, cioè nel loro territorio. Al tempo delle fazioni che più tardi si suscitarono, si diportarono i Bergamaschi da prodi, ma talvolta caddero nel fanatismo: quindi buone e cattive fortune, alle quali moleste vicende trovarono riposo sottoponendosi nel 1428 a Venezia, accomandigia approvata anche dallo Sforza col trattato di Lodi del 1454 per le cure del frate Simonetta. Sul cadere del decorso secolo XVIII i francesi entrarono in Bergamo, e questa città seguì poi la sorte di Milano.

VOGHERA

Historiae patriae monumenta - 1895

... Arcus Quatuor oculi, Petrus Pizinus de ...

Doc. vogheresi dell'archivio di Milano

A Voghera i Quattrocchio sono presenti almeno due anni prima ove Giovanni è teste in istrumento del 13 febbraio 1153 con cui i fratelli Richizano vendono beni ivi al monastero di S. Maria Teodota di Pavia (Doc. vogheresi dell'archivio di Milano, 99);

Arco Quattrocchi è teste in atto del 28 maggio 1183 con cui i Ponticelli, padre e figlio, cedono al monastero del Salvalore beni nell'omonimo luogo di Monticelli (Doc. di Pavia relat. a Voghera, 72);

Giovannone è teste in atto dell'8 gennaio 1231 con cui l'abate di S. Marziano di Tortona revoca l'elezione di Rollario Cetta a console di Cagnano ed elegge Pietro Rossi (Doc. tortonesi relat. a Voghera, I, 115)

L'INDUSTRIA COTONIERA IN PIEMONTE NEL SECOLO XIX- Pagina 9 di Valerio Castronovo

Fratelli G. e M. Bordis 1788 Voghera G. Quattrocchio 1790 Breme CG Arrigo 1790 Oleggio D. Gola 1791 Cassine C. Pera '79' ...

VOGHERA - I primi insediamenti sul territorio ora occupato da Voghera risalgono al Neolitico e sono dovuti, probabilmente, al clima mite e alla presenza di corsi d'acqua. L'antica Voghera viene riconosciuta nella romana Iria, erede di un precedente villaggio abitato da popolazioni iberiche, celtiche e da Liguri Iriati (da cui ebbe origine il toponimo). Nel corso degli anni è probabile che l'insediamento venne ripetutamente devastato dal passaggio di vari eserciti, tra i quali quelli di Massimo Magno Clemente (387 d.C.), di Attila (452), dei Borgognoni e dei Rugi (fine IV secolo), e più volte ricostruito. Alla fine del VI secolo Iria ritorna ad essere un villaggio, un “vicus” per l'appunto, ed è in questo periodo che il nome si modifica, dando origine a quello attuale: “Vicus Iriae” poi volgarizzato in “Vicus Eira” e quindi “Viqueria”. Il borgo medioevale viene edificato sui resti dell'antica colonia romana.
Con l'occupazione francese (1796) Voghera, come capoluogo di circondario, appartiene prima al dipartimento di Marengo e poi a quello di Genova. Il 22 giugno 1815, a seguito della restaurazione sabauda, ritorna al Piemonte (nuovamente come Provincia)dopo l'annessione della Lombardia al Piemonte (1859), la Provincia di Voghera, insieme alle vicine di Lomellina e di Bobbio, entra a far parte (come circondario) dei territori con i quali viene costituita la provincia di Pavia.
Venne duramente colpita dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, a causa della sua posizione "strategica" all'incrocio tra le direttrici Milano-Genova e Torino-Bologna.

BOBBIO

ARCHIVIO DI SAN COLOMBANO - BOBBIO LISTA NOBILI FAMIGLIE 1553 - 1611

Ed in conferma delle eloquenti parole del sig. marchese Senatore circa quelle nobili emigrazioni in Bobbio, daremo qui l'elenco alfabetico delle antiche famiglie estinte o vigenti, che trovansi descritte in una pergamena dell'anno 1611, la quale si rinvenne nell'Archivio di San Colombano qual prova evidente dell'italianità dei casati che fino a quei tempi formavano la popolazione bobbiese

1 Albedi - 2 Alpegiani - 3 Alveraldi - 4 Amici - 5 Aurigi (De) - 6 Buccarini - 7 Baccigalupi - 8 Budelli 9 Ballerini- 10 Barba vari - 11 Barbarini- 12 Bellocchi -13 Berni -14 Berni da Villori -15 Bertolasii -16 Bensì -17 Berni -18 Bertoni -19 Borgo Deli -20 Boccatii -21 Boioli -22 Boriotti -23 Borelli -24 Bozzelli 25 Brugnatelli -26 Brugnoni -27 Brugnelli -28 Burcellarif -29 Caccia -30 Callegarii -31 Calamarii 32 Cambiagli -33 Cariiseli -34 Caldini -35 Castelpelu -36 Castelli -37 Cavatina -38 Caviglioni -39 Cella -40 Cerri -41 Campiani -42 Cicardi -43 Cicutis -44 Cigali -45 Cirgnali -46 Civardii -47 Chiesa -48 Chiodi -49 Colleri -50 Colombii -51 Corti de RiillHtis -52 Correni -53 Cozzii -54 Crovetti -55 Delborghi -56 Dellomo
57 Donati -58 Draghi -59 Farinii -60 Flegarii -61 Folidonii 62 Follinii 63 Fraschetti -64 Frassinelli -65 Galli -66 Gallacii -67 Garbarmi -68 Gentili -69 Ghigliani -70 Giorgii -71 Giuliani -72 Grassi -73 Gravani -74 Guglielmetti -75 Lavagnini -76 Liseli -77 Lopez -78 Losina -79 Losii -80 Lusardi -81 Luschis 82 Machiavelli - 83 Maggi -84 Malaspina -85 Malchiodi -86 Manni -87 Megliorini -88 Maschii -89 Massa -90 Monfasano -91 Montebruno -92 Monti -93 Monticelii -94 Morelli -95 Mozzi 96 Nicelli -97 Nigrino -98 Oddoni -99 Opizzo -100 Oltramonti -101 Palmarini -102 Patentini -103 Pasquali -104 Perotti -105 Petranigra -106 Peveri -107 Pianelli -108 Piazzoli -109 Piccoli -110 Pergni -111 Quattrocchii -112 Respiggi -113 Bozzoni -114 Scaccalardo 115 Scaglioni -116 Scrocchii -117 Sbarbori -118 Spaggi -119 Spiritelli -120 Spissia -121 Silva -122 Tagliaferri -123 Taffirelli -124 Tidone -125 Torri -126 Ulmelini -127 Ulmionus -128 Vagoli -129 Valdelerba -130 Verme (Del) -131 Vintrii -132 Zarubianchi -133 Zandalasini -134 Zanacchii.

Tutte queste famiglie erano già stabilite in Bobbio fino dal 1533, e molte di esse erano già doppie, cioè divise per rami, cosicchè 60 delle medesime pagavano il canone enfiteutico al monastero di S. Colombano, ed altre si erano già in parte liberate di tale servitù.

Ma chi era San Carlo Borromeo ?

LA BIBLIOGRAFIA CAROLINA - di Elena Rigamonti

Nasce ad Arona nel 1538 da Gilberto II Borromeo e Margherita Medici (nessuna parentela con i Medici toscani, perché la famiglia Medici milanese è ben più antica; si trovano tracce di Medici già dall'undicesimo secolo) e muore a Milano il 3 novembre 1584 a neppure 47 anni. La sua biografia per sintetizzarla velocemente, si divide in 3 periodi: - ARONA-MILANO-PAVIA 1538 - 1559 ***** ROMA 1560 - 1565 ***** MILANO 1565 - 1584. Nasce in una stanza del palazzo ad angolo da cui si poteva ammirare il lago dalle due angolazioni di oriente ed occidente, simboli della vita e della morte: qualche biografo ha letto già in questa modalità di nascita, un presagio della sua futura eccezionalità. A 7 anni riceve la tonsura (come nella più nobile tradizione di figlio cadetto; il fratello primogenito Federico, non il cugino più famoso, era destinato ad ereditare il nome e le ricchezze della famiglia); studia a Milano e a Pavia dove si laurea in diritto (una curiosità: tra tutti i documenti che ci lascia, non abbiamo la sua tesi dei laurea!),. Grazie all'influenza degli zii e, soprattutto, di Gian Angelo Medici, poi Papa IV, verrà chiamato giovanissimo a fargli da segretario a Roma. Nella sua veste, in quella sede, si occuperà veramente di qualsiasi cosa: dall'arte alla musica, dall'architettura alla musica (conoscerà Michelangelo e Palestrina), dalla morte dei tanti componenti della sua famiglia al grande progetto del Concilio di Trento. E' contemporaneo dei grandi Santi del Cinquecento: Teresa d'Avila (1515-1582), Giovanni della Croce (1542-1591), Luigi Gonzaga (1568-1591 cui amministra la Santa Comunione, appena dodicenne, durane una delle sue visite pastorali a Mantova) Francesco Saverio (1506-1552), Filippo Neri (1515-1595: vivente in Roma nel periodo di Carlo in quella città). La sua spiritualità, benché sintesi delle varie eredità del suo tempo, non si distingue però per autonomia e originalità. Dà grande risalto ai Padri della Chiesa come Ambrogio e Agostino, S. Ignazio di Loyola e Tommaso d'Aquino. Ha lasciato quasi 70.000 lettere e 200 volumi di documenti all'Ambrosiana di Milano, eppure non è annoverato fra i Dottori della Chiesa (come Francesco d'Assisi) perché fu la sua azione di vescovo a rimanere incomparabile e immensa quasi a far prevalere l'azione sul pensiero, quel benedetto fare che ben incarna le sue origini lombarde. Il terzo periodo è proprio a Milano come vescovo della città. Aveva iniziato a governare Milano da Roma come si usava in quei tempi, di essere cioè vescovo senza risiedere in città, e, ancora peggio, di essere titolare della città senza essere sacerdote. Carlo aveva però scelto l'ordinazione proprio a Roma; dopo la morte del fratello (lo ricordo ancora perché è una data importante per la svolta nelle scelte di vita di Carlo), lo zio Papa avrebbe voluto esentarlo dal destino cui lo aveva chiamato fino a quel momento, per rafforzare la casata. Il 15 agosto 1563 invece si fece ordinare sacerdote con una Prima Messa quasi segreta sulla tomba di San Pietro e poi nella stanzetta privata di Sant'Ignazio di Loyola. Il mese che intervalla le due messe dà il tono delle due vite di Carlo, una sorte di conversione. Carlo ha trovato la sua strada, niente lo fermerà nell'azione che lo vedrà protagonista fin da subito. Il 7 dicembre dello stesso anno, giorno di Sant'Ambrogio, finito il Concilio di Trento, si fa ordinare Vescovo e il 12 maggio 1564 entra in Milano. E' il 120° vescovo della città; prima di lui ben altri 33 vescovi assurgono alla dignità santa (per esempio San Gandino); dopo di lui Andrea Ferrari e Ildefonso Schuster. Poi due papi Achille Ratti e Montini poi Paolo VI (monsignor Scola sarà il 145° vescovo di Milano!). Lo stesso zio papa Medici, fu il suo predecessore in Milano. Fa inserire nello stemma la sola parola "humilitas", umiltà. Nei vent'anni della sua cattedra milanese, la diocesi conta (come indicato negli ACTA, la grande opera omnia che raccoglie tanti suoi scritti, del 1582): 800 parrocchie 560.000 fedeli di cui 180.000 in Milano 2.000 luoghi di culto 3.000 preti e 4.000 religiose 100 monasteri maschili 60 conventi femminili. La diocesi fu divisa in 12 circoscrizioni: 6 poste a Milano e 6 fuori. Diminuisce le Pievi; inaugura circa 100 nuove chiese e tutte quelle milanesi furono "maneggiate". Eleva il Santuario di Rho, di Caravaggio, costruisce il seminario di corso Venezia (uno dei più belli al mondo), la Collegiata di Pavia per gli studenti poveri, in onore della città dove aveva studiato. Si dice che assorbì il "genio del mattone" dallo zio papa che fece la stessa cosa per Roma. Spese più di 3 milioni di scudi per servire la sua Milano. In occasione della peste vendette argenteria e suppellettili varie per sostenere gli ammalati. Famoso è l'episodio che lo vide trasformare i tendaggi e i rivestimenti degli arredi della casa arcivescovile per vestire i sopravvissuti alla malattia a cui venivano bruciati gli abiti per impedire il contagio (così negli anni a seguire, le cronache descrivono il passaggio di poveri mendicanti vestiti di broccati porpora e oro, perla luminosa di quel gesto di Carlo!). Promuove i concili provinciali (il primo è del 1565, poi si faranno ogni 3 anni), riduce il numero delle parrocchie e dei vicariati mal funzionanti che trova durante le sue innumerevoli visite pastorali come auspicato nelle direttive del concilio. Fonda seminari, centri di rifondazione spirituale (l'ha fondato San Carlo). Gli oblati di Sant'Ambrogio saranno detti poi anche oblati di San Carlo, gli attuali diocesani, una cerchia di sacerdoti preparati e fedeli che saranno di esempio per tante diocesi nel mondo. La carriera di Carlo, iniziata senz'altro per la potenza della famiglia Medici e per il nepotismo dello zio papa, si trasforma in cammino di carità e santità proprio nei quasi 20 anni di episcopato milanese. Gli zii avevano iniziato la loro ascesa all'inizio del Cinquecento contribuendo alla cattura di Ludovico il Moro da parte dei Francesi di Luigi XII. Seguono 30 anni di guerre fra francesi e spagnoli, fino al 1535, definitivo insediamento degli spagnoli nel ducato di Milano. Carlo fu l'unico vescovo di Milano a proporsi come difensore anche dei diritti civili dei lombardi contro l'oppressore fino al moti dell'800!. Per esempio, a Milano impedì l'applicazione dell'art. 13 che Pio V impose con l'Inquisizione Spagnola "se vuol cavare costrutto in questa città de gli ordini che egli manda". Ancora, contro l'uso della delazione attuato dal governatore spagnolo, Carlo anticipa di 2 secoli il paragrafo del Cesare Beccaria nei Dei delitti e delle pene. Ne danno testimonianza fittissimi carteggi appositamente redatti. Nel 1582 pubblica il Calendario Ambrosiano in vigore ancora oggi. Inaugura la benedizione delle case in occasione del Natale dopo i fatti della peste nel 1577. Chiede che il suono delle campane dia l'annuncio dell'inizio e della fine delle celebrazioni eucaristiche. Fonda l'università delle arti di Brera; promuove i Monti di Pietà, gli Istituti per le ragazze povere (fu una sua passione quella di aiutare le ragazze povere: quando lasciò Roma, come gesto di omaggio alla città, per esempio, pagò 100 doti di 40 scudi a 100 ragazze che aveva scelto e seguito e lo fece non solo dando l'incarico a qualche segretario, ma occupandosene personalmente scegliendo per loro una veste nuziale abbinata al colore dei capelli e alla carnagione). Questi gesti di rispetto e tenerezza nei confronti delle donne smentiscono l'idea che Carlo abbia una fobia per le donne.... Certo, i biografi raccontano che quasi licenziò un servitore per avergli fatto trovare una prostituta nel letto pensando di fargli cosa gradita, come si usava a quei tempi (preti con perpetue incinte sull'uscio, vescovi e papi con prole, promiscuità accettate a lungo). Quando incontrava donne sia di rango che non, lo faceva sempre al cospetto di testimoni, per non incorrere in dicerie e per salvaguardare la loro dignità. Non certo perché avesse paura di loro. Tanto che sulla sua lapide in Duomo a Milano si legge: il cardinale di Santa Prassede implora dai fedeli preghiere per la sua anima, specialmente del devoto femmineo sesso". Muore il 3 novembre 1984, dopo il tramonto, pertanto secondo l'uso del tempo viene considerata la data del 4 novembre, di ritorno da un pellegrinaggio alla Sacra Sindone di Torino e dopo una sosta al Sacro Monte di Varallo per gli esercizi spirituali. Viene proclamato beato del 1602 e canonizzato il 1° novembre 1610 (dal 1° novembre 2010 infatti stiamo celebrando il 4° centenario della canonizzazione come desiderato da S. E. Tettamanzi). Viene implorato dai seminaristi, dai direttori spirituali; si invoca contro le malattie intestinali e dello stomaco; è patrono della Lombardia e del Canton Ticino. Nel 1910, 3° centenario della canonizzazione, Pio X ne celebrò la memoria e lo zelo apostolico nell'enciclica Editae Saepe. Nel IV centenario della nascita 1938, Schuster indice l'anno giubilare dedicato a San Carlo. Papa Giovanni celebra una messa con rito ambrosiano in San Pietro con i 3.000 vescovi del Concilio Vaticano II in onore della figura di Carlo vescovo. Giovanni Paolo II si dichiara figlio di San Carlo portandone il nome Karol per desiderio dei genitori (in Polonia era conosciuto e preso ad esempio fin dai suoi contemporanei).. Gli ACTA ECCLESIE MEDIOLANENSIS che fa stampare nel 1582 vengono considerate l'opera omnia di Carlo: riscuotono grande successo nelle diocesi di tutta Europa: in esse viene ribadito lo scheletro base su cui si deve basare la vita ecclesiale della diocesi:. L'educazione dei fanciulli con il catechismo, la scuola di dottrina e gli oratori Gli esercizi spirituali sulle tracce di S.Ignazio di Loyola. Uno dei suoi biografi, Baldassarre Quattrocchi, prefetto dell'Ambrosiana, scrive che Carlo vive nel "secolo dell'autorità al plurale: Sua Maestà Cattolica, Conti-Duchi-Viceré-Governatori, Infanta, Senato, Giunti, Decurioni. Poi i titoli: Eccellentissimo, Magnifico, Reverendissimo, e, poi, per le Accademie: Dottissimo, Chiarissimo. E' il secolo del superlativo e dello sfarzo. Che non è però vera ricchezza ma paludamento che copre povertà endemiche, incapacità di produrre, povertà che ha vergogna di comparire. Le Autorità cancerose, proliferanti, prendono il posto dell'Autorità della Legge. Le leggi non mancano, crescono a dismisura, anzi non si capisce bene per chi e perché siano fatte ... stupiscono per la loro puntigliosità". ...

 

Indice
America del Nord Quattrocchio e Quattrocchi
America del Sud Quattrocchio e Quattrocchi

Araldica Quattrocchio Quattrocchi
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Biografia Gilberto Quattrocchio
Calabria Quattrocchio Quattrocchi
Campania Quattrocchio Quattrocchi
Curiosita Quattrocchio Quattrocchi
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Esempi di genealogie disinvolte
Francia-Tunisia Quattrocchio Quattrocchi
I miei genitori: Gildo Quattrocchio e Emanuela Cuomo
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Sicilia Quattrocchio Quattrocchi
Simboli Quattrocchio Quattrocchi
Toscana Quattrocchio Quattrocchi
Umbria Quattrocchio Quattrocchi
Veneto Quattrocchio Quattrocchi
Quattrocchio Quattrocchi nel terzo millennio

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